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CONDIVIDENDO POESIA INCONTRA LA POETESSA MARGHERITA RIMI

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Aggiornamento: 1 dic 2024

Intervista a cura di Benedetto Ghielmi 




Margherita Rimi è nata a Prizzi (PA) nel 1957; vive ad Agrigento. Poetessa e saggista, medico e Neuropsichiatra dell’infanzia e dell’adolescenza, svolge un'intensa attività di prima linea per la cura e la tutela dell’infanzia, contro le violenze e gli abusi sui minori e a favore dei bambini portatori di handicap. Tra le raccolte di versi, Era farsi. Autoantologia 1974-2011, Marsilio, 2012; Nomi di cosa – Nomi di persona, Marsilio, 2015; Le voci dei bambini, Mursia, 2019; Un cuvânt îl spală pe altul, trad. Eliza Macadan, Bacău, Cosmopoli, 2024. Fra i saggi più recenti Il popolo dei bambini. Ripensare la civiltà dell’infanzia, Marietti-1820, 2021. I suoi versi figurano in riviste e antologie italiane e straniere. È inoltre nella redazione di «Quaderni di Arenaria» e «FuoriAsse». È nel Comitato Scientifico della Fondazione Irene istituita per garantire a tutti, effettivamente, il diritto fondamentale all’ educazione e all’ apprendimento. Fra i premi ricevuti da Margherita Rimi sono il Piersanti Mattarella (2017) e il DilloInsintesi (2017) insieme con Letizia Battaglia, nonché un riconoscimento dall’ Unicef Italia per il suo lavoro poetico sull’ infanzia.





Margherita Rimi è sicuramente una delle voci poetiche più interessanti del nostro tempo. Parlando e confrontandomi su di lei con l'amico e poeta, Amedeo Anelli, l'ha definita: "La poetessa più importante vivente in Italia". Non è questione di classifiche o meno ma, quello che posso ribadire con certezza, è che ha una poetica notevole e da conoscere per chi non l'avesse ancora incontrata nei suoi testi. Vi propongo, qui di seguito, una breve intervista che le ho sottoposto. Buona lettura!





-Quando ha iniziato a dedicarsi alla poesia? E perché?

È stata da sempre una mia passione la scrittura e, in particolare, la scrittura poetica che ho praticato da giovanissima. Ero una fanciulla. Sui diari di scuola ricordo che appuntavo non solo i compiti ma anche delle mie frasi “poetiche”, così come lo potevano essere a quella età: un po’ ingenue, spontanee, ma che avevano il pregio di contenere quello che si andava conoscendo e svelando di sé stessi e del mondo. Poi trascrivevo le poesie compiute su quaderni tenuti a parte. Rappresentavano il mio sentire, le riflessioni che, soprattutto nella fase adolescenziale, assumono la sorpresa della scoperta di un complesso e faticoso e contraddittorio mutamento sia fisico che psichico. Inoltre trascrivevo poesie di poeti che leggevo. Per me la parola era ammantata del mistero del sapere umano.


-Che cosa è per lei la poesia?

La poesia è una forma di arte dove le parole si affermano, si trasformano, componendosi, in strutture artistiche. E, come in un’ orchestra, tutte le parole con funzioni diverse, assolvono al compito di dare un significato e un suono, un’ armonia, anche con variazioni, fratture e pure dissonanze e contribuendo alla composizione poetica. Nessuna parola è fuori posto, nessuna è superflua. Tutte assumono una propria responsabilità per quello che dicono. La poesia dei grandi poeti ha tali peculiarità linguistiche e di contenuto da trasformare il linguaggio stesso in una vera e propria lingua: identificabile e dal timbro riconoscibile. La poesia è una esperienza di responsabilità etica ed estetica della parola e del linguaggio. Dell’ umanità stessa.


-Come l'ha aiutata nella sua vita la poesia?

La poesia mi fa riconoscere la bellezza dell’ esperienza umana nell’ esprimere sentimenti e ricordi, pensieri, storie e relazioni, immagini: poterli combinare nel gioco del reale e dell’ immaginario diviene una creazione artistica. La poesia, come nel gioco dei bambini, unisce la realtà alla fantasia. La poesia è anche un modo per farsi e fare domande, ma quando non si trova la risposta è la poesia in se stessa che è una risposta. La poesia, ancora, mi ha dato la possibilità di trasferire in versi la mia lunga esperienza umana di medico e di neuropsichiatra infantile; di sperimentare dunque i vari linguaggi: il linguaggio della scienza medica e psichiatrica, il linguaggio dei bambini con i quali lavoro da tanti anni. Un modo di riconoscere e sé stessi e gli altri, il mondo che ci circonda. Un modo di dare voce agli altri come ai bambini malati, o che subiscono maltrattamenti e abusi. In un mio libro: "Le voci dei bambini" (Mursia) ho rappresentato in poesia questi temi.


-Che differenza vede dalla poesia di ieri e quella di oggi?

Forse non capisco bene la domanda ma tra la grande poesia di ieri e la grande di oggi non vedo differenze. Possono cambiare le forme, lo stile, la metrica, però quando la poesia c’è è riconoscibile.


-La sua esperienza scolastica nella poesia è stata positiva?

La mia esperienza scolastica è stata abbastanza positiva. Come tanti della mia generazione abbiamo studiato a memoria diverse poesie come quelle di Carducci o di Leopardi. Al liceo poi (negli anni Settanta), ho fatto anche un appassionato studio della poesia e del teatro classico, greco e latino; ma si sono studiati poco i poeti contemporanei. Io, per mia iniziativa, leggevo anche Ungaretti, Montale, Cardarelli, Quasimodo, la Rosselli, i poeti francesi. Agli esami di Stato presentai una tesina proprio su Ungaretti. Quando mi sono iscritta alla facoltà di Medicina ho continuato, comunque, a leggere e studiare la poesia e la letteratura.


-Quante poesie ha scritto nella sua vita fino ad oggi?

Ho scritto diversi volumi tra gli ultimi Era Farsi. Autoantologia 1974-2012 (Marsilio), Nomi di cosa nomi di persona (Marsilio), Le voci dei bambini (Mursia).


-Consiglia la poesia ai giovani?

La poesia è un’arte e perciò proporla ai giovani non è facile, servono dei buoni maestri che sappiano far innamorare i ragazzi della parola, della lingua poetica; che sappiano far sperimentare la potenza e la creatività che possiede la lingua che è costituita, certo, da verbi e articoli, congiunzioni e aggettivi, pronomi, etc... ma questi possono essere trasformati e combinati in una lingua poetica. È importante sollecitare i ragazzi a sperimentare le parole, a creare una lingua che li identifichi singolarmente, che risuoni dei loro sentimenti e del pensiero, dell’ immaginazione; quella lingua propria della propria poesia. Questa diviene uno specchio di conoscenza maggiore di sé stessi, degli altri, del mondo. Con la poesia si può inventare e descrivere, costruire. Si può creare e ricreare il mondo. La poesia, inoltre, dovrebbe essere inserita nella didattica sin dalle prime classi della scuola, perché è uno stimolo per i bambini, uno strumento utile per lo sviluppo linguistico e affettivo-cognitivo, del gioco e dell’ immaginazione. Ma, come dicevo sopra, la poesia è un’ arte perciò necessita di maestri formati sia sulla poesia che sulla musica; e poi, nel caso specifico dei bambini, anche sul gioco. È molto importante la conoscenza profonda del bambino. La poesia non si può staccare dalla componente di gioco e di fantasia che caratterizzano l’infanzia. La parola può diventare per i piccoli un’ avventura di gioco e di invenzione, apprendimento e conoscenza. I bambini sono naturalmente portati verso la lingua poetica; ricordiamo, a proposito, il grande insegnamento delle opere di Gianni Rodari.


-Come vede il mondo legato alla poesia?

In questi ultimi anni penso che si siano ridotti gli incontri e gli scambi tra poeti: è come se fossero aumentate le distanze e si vive in una sorta di isolamento. Ciò comunque non riguarda solo la poesia, ma anche altri campi della società. In Italia vengono organizzate delle manifestazioni e dei festival, ma queste riguardano, sempre più, gruppi ristretti. Le grandi case editrici pubblicano sempre meno poesia, questo si può spiegare perché la poesia non fa grandi vendite. Le piccole e medie case editrici, invece, sembrano più interessate alla poesia. I premi, poi, non sempre danno merito alla poesia più significativa e innovativa. E per finire ci sono i critici, che tra i loro compiti hanno anche quello di fare emergere le voci poetiche più innovative, ma lo fanno solo in pochi…

 

-Con quale messaggio desidererebbe concludere questa intervista?

Con una mia poesia tratta da Le voci dei bambini, ringraziandola per l’intervista.

 

 

Il Dio dei bambini 

                                                         "Perché hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti

                                                            e l’hai rivelate ai piccoli"

                                                                                                                               Mt II, 25

 


Dicono che esiste un Dio dei bambini


Sono sicura che esiste.


Il Dio dei bambini

che non cancella le loro parole

che non dice che sono

bugie:


I

Sono arrivati hanno ucciso mio padre

e mia madre

hanno portato via mia sorella


Hanno bruciato tutte le case


Sono arrivati

hanno tolto i bambini alle madri


II

– Perché siete andati nelle case

dei bambini


Perché avete appoggiato i gomiti sul pane


Perché avete abbandonato le leggi

delle madri


Avete fatto il male

più che avete potuto –


III

Dio dei bambini se esisti ti racconto una storia

la più brutta storia


Di quello che ho visto

posso farti un disegno


Di quello che hanno fatto i grandi


una bambola che parla



Sono stata venduta ai bordelli

bambina

senza il mio nome


Bambina

senza più il mio nome

 

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