di Benedetto Ghielmi
Sono nato agli sgoccioli degli anni '80; quando pensieri e speranze iniziavano a rivolgersi al secolo "nuovo". Una ventata di novità che, tuttavia, non cancella il legame e figliolanza con i grandi poeti del passato: Dante, Petrarca e tanti altri passati nei secoli successivi. Eppure, ringraziando per questa incommensurabile eredità, percepisco l'esigenza creativa di effettuare un passo in più. Di volgere lo sguardo avanti. Raccolti gli insegnamenti preziosi dei Padri e delle Madri si cammina oltre il colle, si procede il percorso. Sul sentiero della vita mi sono imbattuto nel Realismo Terminale: mi ha letteralmente stravolto (in positivo) la mia esperienza poetica. L'incontro con Guido Oldani (fondatore del Realismo Terminale) ha fatto in modo che rinnovassi radicalmente il mio pensiero e, quindi, le parole che sgorgano dallo stesso.
Ricordo precisamente il giorno del primo contatto telefonico con Guido: il 17 febbraio 2023. Da li, la mia relazione con la poesia è cambiata. Ha acquisito una prospettiva differente, a tratti più profonda, più viva, rinnovata e consapevole. Caratteristica peculiare del R.T. è la similitudine rovesciata, figura retorica che mette in contatto, crea un parallelismo tra artificialità e natura. L'elemento dell'artificiosità nelle vite degli esseri umani è sempre più onnipresente; basti pensare all'intelligenza artificiale che sta sostituendo, in certi settori, il lavoro degli esseri umani. Ingrediente, per rendere il tutto più leggero è l'ironia: essa spesso ci salva da noi stessi. Questo sacro elemento, così mi piace definirlo, è quel qualcosa che ci ricorda la differenza incolmabile tra noi e le macchine.
Il Realismo Terminale, e più in particolare la frequentazione assidua con casa Oldani, ha fatto in modo che limassi i miei spigoli, ritagliassi i pezzi di stoffa di troppo dalla mia poetica. Arrivare al nocciolo, evitare di sbrodolare nella retorica banale, scrivere versi, senza abbondare futilmente è un richiamo costante che il responsabile della Collana "Argani" di Mursia mi pone. Stare nella brevitas che caratterizza il nostro tempo è fondamentale per poter comunicare efficacemente con la nostra epoca. Troppe parole, arrivano e sotterrano l'attenzione dell'interlocutore che, spesso, è abituato ad ascoltare per pochi minuti.
Una concentrazione poetica, sostenuta dalla figura retorica, citata poc'anzi, della similitudine rovesciata. Una poesia che deve dialogare con il mondo contemporaneo perché hanno bisogno reciprocamente di entrambi. A volte, quasi, inconsapevolmente.
Caro lettore, il movimento del R.T. mi ha fornito diversi utili strumenti per tagliare le tante parole che, ogni giorno mi investono, e raccoglierne l'essenza, quella manciata di sostantivi, qualche aggettivo per poter cucinare, senza troppe divagazioni, la poesia; parente stretta dell'esistenza. Del vivere quotidiano. Fatto da impercettibili gesti e movimenti. Nel poco incontrare l'Assoluto. Nei pochi versi, raccontare senza troppi giri di parole, l'affascinante sequela del vivere.
Concludendo penso che l'invito migliore che mi possa fare il R.T. sia quello di non avere timore di utilizzare un linguaggio poetico rinnovato e, soprattutto, di evitare ridondanze dal secolo scorso, guardando con speranza al futuro.
*
...MA TU…CHE LAVORO FAI?
domanda tremante di tarda primavera.
affilo anime come il temperino aguzza la mina,
contemplo la gentilezza e ne creo una statua.
incornicio sorrisi - pettino rose e le cullo,
cucio relazioni e le faccio indossare.
costruisco ponti con le parole.
non faccio nulla - facendo tutto
(inedito)
*
PAROLE
le parole sono finite per descrivere la realtà.
siamo una ruota panoramica alla fine della storia.
abbiamo bisogno di olio per le nostre articolazioni.
i paesaggi sono pallidi - quasi come la neve:
diamogli colore
(inedito)
*
Comments